7 luglio 2024. Domenica. Piovigginava e forse anche per questo a partire da quella data è nata l'idea delle 'gocce'. Ogni domenica a mezzogiorno condivido sul gruppo WhatsApp dell'Aula studio un pensiero. Qui ci sono tutti, fino ad oggi.
don Michele
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GOCCIA DELLA DOMENICA /56 💧🌱
Immaginatevi di disimparare improvvisamente qualcosa che sapete fare benissimo. Che ne so, vi accorgete di non saper più… scrivere, andare in bicicletta, guidare la macchina, curare l’influenza, cucinare quel piatto che fino a poco prima sapevate fare quasi ad occhi chiusi, tanto era diventata un’abitudine. Sarebbe davvero un grosso inconveniente. Pensate poi a che livello lo sarebbe se quelle capacità le perdeste non solo voi, ma tutti. Immaginate, cioè, che sia l’intera umanità a perdere quella cultura, quel know-how, quelle competenze che le permettono di fare certe “cose”. È uno scenario che spaventa. O forse no. Forse no, se ad essere disimparate fossero “cose” che sarebbe bene non avessimo imparato mai.
Tra le letture che si leggono nella messa oggi – prima domenica d’Avvento – ascoltiamo il profeta Isaia che racconta un futuro immaginifico, che secondo molti sedicenti realisti è semplicemente impossibile, assolutamente irrealizzabile. O forse no.
Immagina un giorno in cui i popoli “non impareranno più l’arte della guerra”. Immaginate che non sappiamo più costruire cannoni e carri armati, missili e mine antiuomo. Immaginate che quelle che già abbiamo non le si sappia più fare funzionare. Immaginate. Immaginate – continua Isaia – che le armi siano trasformate in attrezzi per coltivare la terra, gettare semi e raccogliere frutti per dare vita, invece di morte.
“Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione”. Immagina. Un sogno impossibile. O forse no.
GOCCIA DELLA DOMENICA /55 💧🌱
Venerdì scorso era la “giornata dell’albero”. Tra le tante (troppe?) “giornate” questa mi è particolarmente cara. Ricordo che, fin da bambino, partecipavo a iniziative di sensibilizzazione e di azione concreta in questa occasione. Ho interiorizzato molto l’importanza degli alberi, tanto nel “loro” ambiente proprio (il bosco), quanto in quell’ambiente che noi umani abbiamo dominato (la città).
A motivo di alcune amicizie sono diventato – oso dire – un “esperto” di verde urbano, tema intorno a cui invece molti parlano o agiscono senza criterio, spesso per slogan e privi di alcuna competenza. Gli alberi nelle nostre città sono spesso trascurati, costretti in spazi impossibili alla loro vita, potati senza nessuna logica, capitozzati da farli presto morire. Eppure, sono cosi preziosi! Non abbraccio gli alberi tranquilli… non sono invasato, ma appassionato sì.
Non ci chiedono quasi nulla (solo un po’ di cura) e, in cambio ci danno moltissimo: ossigeno e aria più pulita, ombra, frescura, stabilità maggiore dei terreni e quindi protezione. E poi ci danno fiori, frutti, vita e… poesia. Tanta poesia. La Bibbia ne contiene moltissima e degli alberi racconta le storie più belle, fino a farli camminare (lo sapevate?). Ci chiede di amarli, rispettarli e non violarli. Fin da quel primo albero da cui pare sia venuto fuori un gran casino… Alberi di morte e alberi di vita… che mistero gli alberi! Che gran miracolo!
Un amico mi ha scritto una bella citazione che forse a questo punto ci sta bene: «Quando tu guardi un albero e vedi un albero, tu non hai visto davvero l'albero. Quando tu guardi un albero e vedi un miracolo, allora, finalmente, tu hai visto un albero» (Anthony de Mello, SJ).
Gli alberi… Oggi nel giardinetto dietro la Basilica alle 16 ne piantiamo due.
Buona domenica! d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /54 💧🌱
I muri non cadono da soli.
Oggi è il 9 novembre, giorno di diversi anniversari, tutti da ricordare.
Per la Chiesa Cattolica oggi è la festa della “dedicazione” di un’importante basilica, che chiamiamo “Madre di tutte le chiese”: san Giovanni in Laterano. Siamo nel 324 e le mura di quel tempio si innalzavano. E guarda un po’… proprio per questa festa, oggi nelle messe - sembra assurdo ma è così – ascoltiamo Gesù che, arrabbiatissimo nel Tempio, urla “Tutti fuori!”, getta a terra monete e ribalta banchi. Con la potenza della sua parola e dei suoi gesti di quel Tempio ne avrebbe tirato giù tutti i muri! Uno solo ne è rimasto, lo chiamano “del pianto”.
E pianto suscita un altro anniversario. 1938. In questa notte “dei cristalli” la furia cieca dell’odio nazista spaccava muri e vetrine di case, negozi e sinagoghe. Si comincia con la violenza sulle cose e si arriva alle persone, quell’odio uccideva in quella notte migliaia di Ebrei a Berlino e in tutta la Germania, assaggio di quell’orribile genocidio di cui la nostra umanità si è macchiata.
Ma oggi è anche il 9 novembre 1989, quando a Berlino un muro invece cadeva. A quel crollo contribuirono tante cause che non ci stanno in una goccia. Tra queste, forse la più forte, le picconate di tanti giovani con la loro promessa e impegno di libertà. Mi piace ricordarli con la foto e le parole di uno di loro, un grande uomo, forte e libero, un convinto democratico, un discepolo umile e coraggioso di quel Gesù che pure abbatteva muri donando libertà.
E quel piccone nella foto piace pensarlo come il testimone di una staffetta che ora è affidata a tutti noi.
Buona domenica. ⛏️👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /53 💧🌱
Viene la guerra! Mercoledì sera scorso qui in Aula studio è stato ospitato un confronto avente come tema ‘l’anima dell’Europa’. Un incontro interessante, anche se purtroppo – come spesso capita – poco partecipato. Al tavolo due autorevoli voci, entrambi ex euro-parlamentari, uno dei quali anche già ministro della Difesa. Fa sempre bene il dialogo tra voci diverse, perché tutti hanno diritto di parola (eccetto chi ad altri lo nega!) e perchè dal confronto ci si arricchisce sempre, anche ascoltando idee opposte alle proprie. Il ‘già ministro’ ha anche presentato un proprio libro che titola proprio così: “Viene la guerra”. Nel suo intervento ha presentato una tesi, schiacciata – a mio parere – su una visione della guerra “che viene” come destino ineluttabile, di fronte al quale non resterebbe altro da fare che… armarsi. Unica priorità questa: armarsi, tutti e sempre più! Armarsi, perché… viene la guerra! Nessuna traccia di altre strategie. La cosa mi ha un po’ sconcertato e penso lo si sia avvertito dal tono del mio intervento dal pubblico. Veniva anche molto evocata la “fede”, ma una fede nella quale non mi riconoscevo, perché senza nessuna profezia. Solo l’accondiscendenza a quel che c’è. Nessun sussulto morale. Solo resa ai cieli e la terra che ci sono, nessuna resistenza e impegno per ‘cieli e terra nuovi’. Una narrazione bellicista anche un po’ eccitata, che della guerra dimenticava almeno qualcosa…
Oggi, 2 novembre, è il Giorno dei Morti. I nostri cari li ricordiamo con affetto, ne piangiamo l’assenza. Chi l’ha vissuto sa il dolore di un lutto. Il vuoto che lascia una morte in un marito o una moglie, in due piccoli figli o in due genitori che una figlia la piangono. La morte arriva, per mille motivi: una malattia, un incidente, nel migliore dei casi perché è arrivata la sua ora. A volte invece arriva perché… viene la guerra. Che non è un gioco. Uccide. Non per finta. E non dobbiamo dimenticarlo.
È giorno di visita ai cimiteri, ai monumenti che abbiamo innalzato e alle tante lapidi, anche quelle “Ai caduti”. Oggi ne ho benedetta una, con preghiera sincera, affetto profondo, memoria…
E oggi proprio il pensiero a loro, mi fa venire voglia di fare tutto il possibile e anche l’impossibile perché la guerra INVECE, non venga!
E poi sulla terra intera
a innalzare monumenti “AI CADUTI!”
Così felici di essere caduti!
Ma provate a fissare quei corpi squarciati,
a fissare la loro smorfia ultima sulle facce frantumate,
e quegli occhi che vi guardano.
Provate a udire nella notte
l’infinito e silenzioso urlo degli ossari:
“Uccideteci ancora e sia finita”!
(Poesia di padre David Maria Turoldo)
GOCCIA DELLA DOMENICA /52 💧🌱
Lo misuriamo in secondi, minuti, ore. Queste ultime le spostiamo anche, come questa notte. E poi i giorni, i mesi, gli anni. Il tempo che passa: a volte lento che sembra non passare mai, altre che scappa via correndo e vorresti frenarlo senza riuscirci mai. Sarà un tratto malinconico del mio carattere, ma questa storia del tempo che scorre mi ha sempre ‘frugato dentro’ tanto, forse troppo. Chissà se è per questo che, fin da adolescente, mi sono innamorato delle canzoni di Guccini, che da questo scorrere sembra tormentato.
C’è, in particolare, una sua canzone che è forse la mia preferita. Apre un album che porta il titolo “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”. La traccia invece titola semplicemente “Lettera” ed è una poesia stupenda in cui, attraverso flash di immagini, l’autore riflette tormentandosi sul tempo. Osserva questo scorrere “di vita uguale”, “questo ingorgo di vita e morte”, questa vita piena di “mete lì da sognare”, di “sete mai appagata” e che lo fa arrabbiare per “chi starnazza e non vuol volare”.
È la vita che scorre, l’età che avanza e che “all’improvviso disperde quel che credevo e non sono stato”. Certo “tutto va liscio” se questa vita la prendi “di striscio”, se svolgi “corretto i temi (…) in questo mondo senza patemi”. E poi ci sono gli “entusiasmi durati poco”, i “chiasmi filosofanti” e anche le storie -di amore e di amicizia- nate per gioco (e forse finite) perché “troppo vicine o troppo distanti”.
Ed è nel groviglio di questo intreccio che si fa strada un interrogativo, forse una preghiera. Tra lo scorrere dei giorni “soffia il libeccio di una domanda”, punge ”un dubbio eterno”, che non ci lascia in pace e che ci implora di non lasciarlo mai scorrere “senza uno scopo”:
Ma il tempo, il tempo chi me lo rende?
Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende
la rabbia e il gesto, donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati,
la gioia piana degli appetiti,
l' arsura sana degli assetati,
la fede cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale,
solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale
l' affanno e l' ansimo dopo una corsa,
l' ansia volgare del giorno dopo,
la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo
di questa cosa... che chiami... vita...
Buona domenica!
👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /51 💧🌱
Oggi vi condivido un pensiero che mi pare molto intelligente. Lo trovo nelle parole di Alex Langer, persona dalla biografia interessante e anche, a suo modo, travagliata. Interessante e stimolante è anche il suo pensiero, di cui mi piace riportarne un pezzettino, visto che quest’anno di Langer ricorre il trentesimo anniversario della morte. È una riflessione che trovo estremamente attuale, riferita a tante situazioni e ambienti. Non ultimo, quello dello studio e dell’università. Eccolo nelle sue parole:
"Farò una variazione su un motto molto conosciuto. Il motto per le moderne olimpiadi, prendendolo dall’antichità, era: Citius! (più veloce!) Altius! (più alto) Fortius! (più forte). Era un motto giocoso per le olimpiadi che erano competitive, ma un gioco. Oggi queste tre parole potrebbero essere assunte come quintessenza della nostra civiltà e della sua competizione: sforzatevi di essere più veloci, di arrivare più in alto e di essere più forti. È il messaggio cardine che oggi ci viene dato. Io vi propongo, al contrario, il “Lentius! Profundius! Soavius!”, cioè di capovolgere ognuno di questi termini: più lenti, invece che più veloci; più in profondità, invece che più in alto; più dolcemente, invece che più roboanti. Credo ci sia oggi una domanda di un cambiamento di civiltà. Probabilmente con questo motto non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo.”
Buona domenica, augurandoci buon fiato lungo! 👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /50 💧🌱
Siamo alla goccia cinquantesima e vi confido che i numeri tondi mi fanno sempre un po’ impressione… A raccoglierle tutte queste gocce son già un bel bicchiere d’acqua e questo spero sempre siano: parola che disseta. Anche l’ora in cui le mando -quella del pranzo- me lo fanno desiderare.
E proprio di tavola oggi si parla nella citazione che vi condivido. La prendo in prestito ad un grande uomo di pace, un vescovo mite e coraggioso, che così scriveva: “pace è convivialità delle differenze. È mettersi a sedere alla stessa tavola fra persone diverse. È mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi. E l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie dell’omologazione e dell’appiattimento” (don Tonino Bello).
Vi spero tutti ora, come me, a tavola nella gioia con persone amiche o che amiche possono diventare. Ed è così che vi dico: buona domenica!
👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /49 💧🌱
“Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. No, l'unica cosa di cui ero stanca era subire”.
Con queste parole Rosa Parks spiegava il gesto da lei compiuto il 1° dicembre 1955, quando rientrava a casa in autobus dal suo lavoro di sarta in un grande magazzino a Montgomery (Alabama, USA). Non trovando posti liberi nel settore riservato ai neri, ne occupò uno libero tra quelli accessibili a tutti; posti che però obbligavano ai neri di cederlo qualora un bianco ne avesse avuto bisogno. All’insistente richiesta dell’autista, Rosa Parks, con atteggiamento rispettoso ma deciso, si rifiutò di cedere il posto. Arrivarono due agenti di polizia, la arrestarono e incarcerarono per condotta impropria e violazione delle norme cittadine. Un anno dopo, il 13 dicembre 1956, il suo caso arrivò alla Corte Suprema, che stabilì l'incostituzionalità della segregazione sugli autobus pubblici dell'Alabama.
Oggi la goccia la dedico a Rosa Parks e a tutte quelle donne e uomini che ieri e oggi sono stanchi che gli oppressi continuino a subire. E mi vien da dire grazie a tutti questi coraggiosi che scelgono di non essere indifferenti o rassegnati, non abbassano la testa ai prepotenti e così, rischiando in prima persona, salvano la dignità della nostra umanità. Perché vinca la forza del diritto e non più la prevaricazione del diritto della forza. Restiamo umani!
Buona domenica! 👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /48 💧🌱
Questa domenica solo una piccolissima goccia. Breve, quasi come un proverbio. Lo prendo dal brano di Vangelo che oggi si ascolta nelle chiese. Poche parole che esprimono forse una grande verità e che ci invitano ad essere persone più limpide. Quindi più vere. Quindi più libere.
“Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti, e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti” (dal Vangelo di Luca 16,10).
Buona domenica a tutti! 👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /47 💧🌱
L’altro ieri sera dei ragazzi mi hanno fatto conoscere una canzone: “Balla forte” dei CACTUS 🌵. Scopro che sono un gruppo di Como, eppure non li avevo mai sentiti. Sono bravi (anzi, se qualcuno li conoscesse faccia loro i complimenti da parte mia) e propongono canzoni allegre e positive. In questa “Balla forte”, pur nella sua semplicità, ho trovato uno spunto di riflessione che sento molto profondo: “Cosa ti aspetti che accadrà? É oggi il resto della tua vita… Se parti ora poi accadrà! É oggi il resto della tua vita” 🎶
Mi è sembrato un invito, che ho sentito rivolto anzitutto a me, a sentirci protagonisti della nostra vita e della Storia, senza aspettare - appunto - ciò “che accadrà”. Parti, tuffati, fallo accadere, agisci perché “è oggi il resto della tua vita”. Soprattutto queste ultime parole mi hanno colpito. Ci avevo già pensato, ma forse mai così tanto. Il domani non esiste, perché quando arriva è sempre un oggi ed è l’oggi l’unico tempo che siamo chiamati a vivere: “oggi è nostro, non voglio più aspettare”.
A questo mi hanno richiamato anche alcune parole che ieri papa Leone ha pronunciato in un messaggio rivolto ai partecipanti di un convegno a Lampedusa. Leone ha parlato della nostra come di un’epoca dell’impotenza dove “rischiamo di stare fermi, silenziosi e tristi, vinti dalla sensazione che non ci sia niente da fare”, eppure, continua il papa, questa è “una menzogna”. La Storia “devastata dai prepotenti” è salvata da chi, resistendo e rinnovandola, fa risplendere il bene e l’autentica umanità.
A tutti una buona domenica! d Michele 👋
GOCCIA DELLA DOMENICA /46 💧🌱
Riparti cuore! Settembre è mese di ripartenze. Tutto o molto ricomincia: un nuovo anno, nuovi corsi, nuovi progetti ed avventure. So che per alcuni di voi è invece tempo di cose ultime: gli ultimi esami, gli ultimi giorni di vacanza o di viaggi. In ogni caso, anche dopo le cose ‘ultime’, sempre e ancora si riparte. Altri di voi li so in partenza oltre confine per tre, sei mesi o anche un anno. Buon viaggio!
A ripartire è anche il cuore che cerca rinnovata energia, insegue nuovi slanci, trova nuove e più profonde motivazioni per battere. Deve ripartire, a volte, dopo qualche arresto: un dolore dato e preso, un fraintendimento, uno strappo, un lutto, un piccolo o grande fallimento. Ripartire a volte è, come con il navigatore, ricalcolare percorsi, sperare, credere ancora: gioie da ritrovare, slanci da ricercare, riconciliazioni possibili.
Riparti cuore! è il titolo, sbagliato, di un libro che mia cugina l’altro giorno mi ha suggerito. “Un libro molto bello Michi, mi diceva, parla della vita come viaggio, della possibilità di ripartire, del fatto che la vita è solo una e non bisogna spegnere il cuore”. Lo leggerò, mi sono detto.
Riparti cuore… parole che mi hanno fatto bene in questi giorni e per questo le giro e le auguro in questa goccia anche a voi. Questa espressione ‘riparti cuore!’ mi ha fatto tanta compagnia. Non è il titolo giusto, perché mia cugina si era confusa, ma sono contento di questo errore. La goccia diventa allora – in totale fiducia – un consiglio di lettura. L’autore non è tra i miei preferiti, né forse il genere, ma stavolta ci proverò. Lascio a chi fosse interessato cercare autore ed edizioni. Il titolo giusto ha un altro verbo, altrettanto bello, premessa vitale per ogni ripartenza: “RESISTI, CUORE”.
A tutti voi un caro augurio di gioiose (ri)partenze… e buona domenica! 👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /45 💧🌱
Che bello ‘non darsi pace’ per qualcosa di buono, di bello, per qualcosa di giusto. Perseguirlo con decisione, perseveranza, senza perdersi d’animo di fronte alle ostilità, finanche senza curarsi degli amici che tradiscono o dei nemici che sbarrano la strada, gettano nel fango, a volte sottopongono alla croce. Qualche relazione si può anche rompere, forse il gruppo o la famiglia si dividono, ma era una pace finta. Non è il ‘quieto vivere’ infatti il vero nome della pace. C’è una pace da fuggire, quella della comodità e del compromesso morale, del farsi andare bene ciò che bene non è.
Non darti pace perché non puoi spegnere il fuoco acceso in te, tradiresti la tua coscienza. Per una scelta vera e buona, per una granda gioia che è posta davanti. Per affermare la giustizia, difendere un oppresso, per cercare il bene comune invece dell’interesse individuale. Per la Pace - ad esempio- é bene non darsi pace!
Oggi prendo lo spunto (e quasi tutte le parole usate) dalle letture della messa di oggi che sono appassionanti. Ci raccontano di un uomo coraggioso che non si dava pace a denunciare il male e per questo è stato gettato in una cisterna piena di fango da un re fantoccio che decideva come una banderuola senza sapienza né coscienza (…) e poi è stato liberato da uno straniero che di sapienza invece ne era colmo. E poi ci parlano di Gesù che oggi dice parole sorprendenti: “non sono venuto a portare pace” (la pace da fuggire…), ma “a gettare fuoco” sulla terra. Evidentemente non il fuoco che divora, brucia, devasta e uccide, ma quello che scalda, illumina, purifica…
Non so se di queste letture vi ho fatto venir voglia di andare (o venire) a cercarle ed ascoltarle. In ogni caso, ciò che oggi vi auguro é una buona corsa… su strade belle e coraggiose, che meritano di non darci pace!
Buona domenica! 👋 don Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /44 💧🌱
“Pregare è quietare i pensieri davanti a Dio”. Questa frase mi è stata detta qualche tempo fa da un padre gesuita e non l’ho più dimenticata.
Non so voi, ma io di quietare i pensieri sento tanto il bisogno, eppure, chissà per quale motivo, non me lo concedo tanto spesso: il tempo del riposo buono che schiarisce la mente, la quiete che illimpidisce i pensieri, la calma della riflessione e della rigenerazione, il respiro per l’anima. Per chi crede (…e chi no?), questo respiro può anche prendere il ritmo della preghiera. Forse i giorni di vacanza potrebbero essere l’occasione per ritrovare questo tempo, ma non è detto, divorati anche loro dai ritmi della fretta e del consumo.
Allora, in questo pieno agosto, la goccia di oggi è un augurio e un invito. L’augurio di trovare il tempo del respiro calmo che ristora il cuore e illimpidisce i pensieri. L’invito è per due giorni insieme a inizio settembre per fermarci prima di ripartire. Info nella locandina, chi fosse interessato mi scriva personalmente.
Buona domenica!
GOCCIA DELLA DOMENICA /43 💧🌱
“Ogni persona desidera naturalmente una vita buona, come i polmoni tendono all’aria, ma quanto è difficile trovarla! Quanto è difficile trovare un’amicizia autentica!”
Vi scrivo solo ora la goccia di questa domenica, di rientro da Roma dove ho partecipato al Giubileo dei giovani, intensa esperienza di fede, amicizia gioiosa e incontro tra popoli nella pace.
Tra le tante parole ascoltate e che vi vorrei condividere mi ha particolarmente toccato il cuore una riflessione di papa Leone a partire dall’immagine biblica dell'ERBA che “al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca” (Sal 90,5-6). La fragilità di cui questa immagine ci parla -dice Leone- è parte ”della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell'erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell'inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori. Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un'esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell'amore.”
Questa esistenza ‘non ferma’ diventa salutare inquietudine: ”C'è una domanda importante nel nostro cuore, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos'è veramente la felicità? Qual è il vero gusto della vita? Cosa ci libera dagli stagni del non senso, della noia, della mediocrità?”
Mi piace -e qui parlo io- pensare alla verità non come a un dogma immobile, ma come un cammino, una domanda costante, una ricerca che non resta però senza meta. Il Vangelo di questa domenica ci suggerisce una direzione, che il papa esprime così: “potete cogliere una risposta importante: la pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, come abbiamo sentito nel Vangelo, da ciò che possediamo (cfr Lc 12,13-21). È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere”
Ecco perché vi ho mandato questa goccia, perché in questi giorni insieme a tanti giovani, tanto abbiamo accolto. E non possiamo non condividerlo.
Buona domenica e buona settimana! 😘
GOCCIA DELLA DOMENICA /42 💧🌱
Oggi la goccia fa un po' male, perché in questi giorni sono personalmente molto provato dalle notizie e dalle immagini che giungono da Gaza. So di non essere l'unico. Il peggio, anzi l'inferno, sembra non avere limite. Il male di cui è capace l'umanità raggiunge profondità impensabili.
In questi giorni ero al mare. Ero in famiglia e con noi c'era una bambina piccola di poco più di un anno. Mi sono reso conto di quanta protezione, accudimento e aiuto abbia bisogno una piccola creatura. Il sole della Sicilia brucia la pelle, non si può restare senza protezione ed è bene ripararsi all'ombra nelle ore più calde. Il pensiero correva al sole di Gaza che brucia la pelle a bambini che nessuno protegge più. Donne, uomini e piccole creature che muoiono perché bombardati, affamati, deportati. Stramazzano a terra sotto il sole in fila per il pane. Oggi nel vangelo Gesù pone una domanda assurda, ma che guardando a Gaza risuona in modo incredibilmente possibile: "Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?", potremmo continuare: "quale governo a un bambino che chiede pane, gli darà invece la morte con le bombe?"
Un male scientificamente studiato, tollerato, impunito. E mi chiedo cosa posso fare? Non molto, ma neanche niente. Possiamo farci sentire, disertare il silenzio, dare un aiuto. Non salveremo il mondo, "ci salveremo almeno l'anima" diceva don Milani. Salveremo la nostra umanità. E quando la storia e la coscienza verrà a chiederci il conto, potremo forse avere 'una goccia' di dolore in meno.
«Noi palestinesi ci risolleveremo, l’abbiamo sempre fatto, anche se questa volta sarà più difficile. Non so voi però, voi che siete rimasti a guardare mentre ci sterminavano. Non so se potrete mai risollevarvi» (Munther Isaac, pastore cristiano luterano in Cisgiordania)
Non molto buona domenica! don Michele
PS: Per chi desiderasse questa sera una preghiera e un'iniziativa per la pace qui a sant'Abbondio e un link per donazioni a Gaza tramite Caritas.
GOCCIA DELLA DOMENICA /41 💧🌱
Non vorrei far diventare questa goccia una rassegna di libri, ma siccome d’estate leggo un po’ di più, anche oggi è da un libro che prendo spunto e citazione. Un caro amico mi ha regalato “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene” di Roy Lewis. Un divertentissimo e intelligente racconto –in prima persona!– dell’evoluzione dell’umanità. A parlare, infatti, sono Ernest, papà Edward, zio Vania, le mogli, figlie e figli, membri di una famiglia di uomini primitivi. In modo a volte spassosamente comico e altre estremamente poetico vengono descritte le bellezze del mondo, oggetto di continue esplorazioni, e narrati i passi di evoluzione della nostra umanità: scoperte, invenzioni, osservazioni, nuove conquiste.
È un libro che fa pensare. Ci ricorda che siamo il frutto di una storia, che molte ‘cose’ (arnesi, usi, procedure) per noi scontati sono invece frutto del sacrificio e dell’impegno di generazioni: a piccoli passi un lunghissimo cammino fatto insieme. Un libro che suscita consapevolezza, umiltà, gratitudine e stimola audacia. Ogni ‘passo avanti’ viene raccontato, infatti, come resistenza al “si è sempre fatto così”, come superamento di una paura o di una zona di comfort. Progresso verso conservazione, intraprendenza verso timore, pensiero divergente verso omologazione conformistica. Come quella volta che il nipotino William, prendendosi del ‘pazzo’, smise di guardare alle bestie solo come carne da mangiare e chiese di poter avere “quel cucciolo” come amico. E così il cane divenne utile compagno e fedele amico.
Come spesso finisco ad esser troppo lungo in queste gocce… di questo libro volevo mandarvi soprattutto una citazione. Non la spiego, si capisce da sé e ognuno ne trae le riflessioni che gli servono. In giorni – spero – di vacanza, un utile stimolo a nutrire non solo la pancia. Eccola: “Per allargare la mente e contemplare con più calma e distacco i nostri obiettivi, abbiamo bisogno di dare requie al lavorio delle mandibole. Senza un certo agio e una certa tranquillità non può esserci lavoro creativo, né cultura, né civiltà”.
Buona domenica! 👋 don Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /40 💧🌱
Ieri, chiacchierando e scherzando con uno di voi, gli strappavo la promessa di venire oggi pomeriggio alla messa in Basilica. Con stile un po’ sarcastico mi diceva “nutriamo sempre il corpo, bisogna nutrire anche lo spirito!”. Io, per rispondere a tono, dicevo esagerando e con tono enfatico: “vieni a messa domani e scoprirai il segreto della vita!”.
Poi mi sono accorto che, in effetti, le letture di oggi, non sono niente male e che, in qualche modo, svelano un buon segreto della vita. Tutto oggi ruota intorno ad un ‘comando’. A differenza di quello che questa espressione potrebbe suscitare non si tratta però di una norma che spegne o limita la nostra libertà, bensì accende cuore, vita, anima! Di questo comando viene detto: «non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per prendercelo e farcelo udire?”. Non è di là dal mare. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore». (Dt 30,10-14).
Nel Vangelo si trova svelato tale comando. La voce cui obbedire sintetizza tutto in un verbo che profuma di presente e di futuro: AMERAI. E poi viene raccontata una storia, antica e sempre nuova, che dice che amare è vedere, commuoversi, farsi accanto senza escludere…
In effetti, parole che nutrono…
Buona domenica! don Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /39 💧🌱
Leggevo in questi giorni il libretto di un autore da me già apprezzato per una precedente pubblicazione. Sulla stessa scia, anche in quest’ultima scrive della fede. “Vi racconto la mia fede” è il titolo.
Antoine Nouis è un pastore della Chiesa protestante francese. Sposato e genitore di quattro figli. In questo libro si rivolge proprio a loro affrontando, nei diversi brevi capitoli, temi importanti (la libertà, l’amore, la speranza, la morte). Nel primo scrive della “TRASMISSIONE” e vi si coglie tutta la profondità di un uomo che conosce tanto la Parola quanto la vita.
Mi piace l’interpretazione che dà al più famoso e importante precetto ebraico, quello Shemà Israel che comanda, appunto, di trasmettere! Deuteronomio 6,2 recita: “Questi comandamenti che oggi ti do, ti staranno SUL cuore, li insegnerai ai tuoi figli…”. L’autore commenta così: “SUL tuo cuore e non NEL tuo cuore. Nel processo di trasmissione non si può penetrare nel cuore di un bambino, essendo un santuario che nessuno ha il diritto di violare. L’unica cosa che si può fare è deporre una parola sul suo cuore. Il giorno in cui si aprirà, la parola cadrà nel cuore, ma questo evento non ci appartiene.”
E siccome pensavo che ogni persona ha il desiderio di trasmettere, queste parole sono proprio un bel seme sul cuore per noi, perché educano alla libertà, al rispetto, all’attesa e alla pazienza. In fondo, al dono. Non valgono solo per la trasmissione -indispensabile- tra generazioni, ma per ogni relazione.
Ogni nostra parola di amicizia o di amore, infatti, non può prescindere da questa libertà.
Buona domenica! 😘 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /38 💧🌱
La Bibbia è piena di proverbi. Moltissimi di quelli che spesso usiamo provengono proprio dalla miniera di questa grande biblioteca che ha, tra la collezione dei suoi libri, uno che titola proprio così: Proverbi.
Non è da questo però che oggi raccolgo la goccia, ma da un altro libro biblico molto simile, appartenente anch’esso alla categoria dei “sapienziali” dell’Antico testamento della Bibbia cristiana: il libro del Siracide. É uno scritto che raccoglie le massime di sapienza di tale ‘Yehoshua ben Sira’ (da qui il titolo del libro), che mi pare aver già citato in un’altra goccia tempo fa.
Ma per non far diventare questa goccia un fiume di parole di un corso biblico, andiamo al dunque... Ecco la massima: “Chi ha molta esperienza parla con intelligenza. Chi non ha avuto prove, poco conosce” (Sir 34,9-10).
Due frasi che, in poche parole (a differenza mia), riescono a condensare molti consigli per una sapienza della vita: occorre fare tante esperienze, farne motivo di scuola, fermarsi e riflettere, da ogni esperienza chiedersi “cosa ho imparato?”, imparare da tutto e tutti, ascoltare chi di esperienza ne ha di più, dialogare tra generazioni… quanti spunti! E ancora: non maledire le prove della vita, anche quelle più difficili, perché anche (e soprattutto) quelle possono far crescere. Ma lo si capisce dopo, con l’esperienza. Appunto…
Celebro la messa stamattina e in una bellissima seconda lettura ritrovo parole simili. Leggo così: ”ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza” (Rm 5,1-5).
Basta. Insomma la Bibbia è una bella biblioteca, merita di esser frequentata. Se avete modo leggetela. “Finisce bene” diceva qualcuno sorridendo.
Gli altri proverbi che lì trovate li lascio a voi cercare: quello che “chi cerca…” o quello dell’amico che “chi lo trova trova un…”. Insomma, cercate… che poi trovate!
Buona domenica! 👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /37 💧🌱
Per la goccia di oggi scelgo un’altra parola bella: PARTECIPAZIONE. Partecipare ovvero “prendere parte”, spartire, condividere, forse anche ‘avere a cuore’. L’esatto opposto - diceva don Lorenzo Milani - del “me ne frego e penso a me”.
Settimana scorsa ero in Francia due giorni e ho scoperto che una parola per dire ‘condividere’ é proprio ‘partager’ che a me ricorda un po’ ‘partecipare’, fare e prender parte.
Si può ‘partecipare’ a tante cose e in tanti modi: ad un incontro organizzato (ne facciamo tanti qui in aula studio, molti interessanti), al voto recandosi alle urne (come oggi per chi sceglie di andare), ai turni di pulizia dell’aula studio… tutti modi per non fregarsene e così prendersi a cuore l’essere comunità, curare il NOI.
Aggiungo a questo mio pensiero una citazione di un pensatore francese che amo moltissimo. Lui, resistente europeo negli anni 30, cita quegli anni (un po’ come i nostri?) nei quali il disimpegno e l’indifferenza di molti aveva lasciato lo spazio del potere ai peggiori. Scrive così: “Si parla continuamente di impegnarsi come se ciò dipendesse da noi: ma noi siamo già impegnati, imbarcati nell’avventura, pre-occupati. Perciò l’astensione è un’illusione. Lo scetticismo é ancora una filosofia, ma il non intervento, fra il 1936 e il 1939, ha prodotto la guerra di Hitler. Chi non fa politica fa passivamente la politica del potere costituito” (Emmanuel Mounier, Il Personalismo).
Vi mando la locandina di un incontro che terremo qui mercoledì prossimo con un giornalista che -credetemi!- merita. Cosa vi consiglio? Ovvio: partecipare!
Buona domenica! 👋 don Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /36 💧🌱
Oggi scelgo di dedicare la nostra ‘goccia’ alla CURA. Anzitutto con una citazione – conosciutissima, forse finanche scontata, ma non banale – in cui la parola “cura” neanche compare, ma è implicitamente evocata. Conversando intorno alla famosa rosa, dice così la volpe al piccolo principe: «È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante». Il tempo dedicato esprime cura. A volte sono sufficienti pochi secondi per un gesto di cura (ad esempio scegliere di buttare una cartaccia o un mozzicone nel cestino, invece che a terra), a volte sono necessari giorni, mesi, anni (come nelle relazioni e per costruire la pace).
Avrei voluto ornare questa citazione con una bella immagine dei disegni de ‘Il piccolo principe’, invece mi è scappata questa foto di uno dei 3-4 mozziconi già buttati in quella griglia all’ingresso dell’aula studio che alcuni vostri amici hanno pulito martedì scorso dedicando cura e tempo (qualche ora insieme).
Ho pensato di corredare allora questa goccia con alcuni avvisi che dalla citazione di oggi prendono spunto. A breve ve li mando. Concludo, sempre intorno alla “cura”, con un’altra citazione da un altro best seller. Una citazione che mi ricorda che la cura non è forse neanche solo questione di tempo, consapevolezza, attenzione, ma soprattutto questioni di… La Bibbia dice che tutto parte da lì e a quella fonte, soprattutto, occorre porre attenzione: «Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita» (Proverbi 4,23).
Buona domenica a tutti voi. don Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /35 💧🌱
Vedendo una fotografia, ho letto quanto è stato scritto su uno dei tanti lenzuoli bianchi appesi ieri a molti balconi d’Italia per protestare contro lo sterminio di Gaza. Con un piccolo gioco, cancellando con una X una sola lettera, veniva trasformata una parola nel suo opposto. Al triste imperativo -che pare oggi indiscutibile- del RIARMIAMOCI, si sostituiva un gioioso RIAMIAMOCI! Roba da idealisti ingenui, giochetti da bambini potrebbe dire qualcuno.
Ma oggi é domenica e ho pensato… a Gesù, che un giorno ha detto che bambini bisogna ritornare. E un altro giorno ha detto anche che i presunti sapienti e dotti a volte non capiscono niente, a comprendere la verità invece sono più spesso i piccoli e i semplici. A quei sedicenti grandi realisti capaci solo di giocare alla guerra, preferisce i bambini che immaginano il sogno -non impossibile- della PACE. Così, dice, bisogna ritornare!
Per i bambini (e non solo) morti e che stanno morendo a Gaza e in tante altre violenze e guerre pregheremo giovedì prossimo in basilica. Nel comunicato che ho preparato per la stampa ho scritto così: “invito tutti: fratelli e sorelle cristiani, credenti di ogni fede e non credenti, senza esclusione alcuna perché ci possiamo unire in un unico grande desiderio di comunione e di pace”. Quindi sarà una preghiera si, ma con le porte aperte a tutti. Tutti invitati. Le porte dell’aula studio invece, in segno di rispetto, quella sera resteranno chiuse perché a volte ci sono cose più importanti. Vi aspetto in basilica!
A tutti, per oggi, buona domenica! 😘
GOCCIA DELLA DOMENICA /34 💧🌱
In questi giorni moltissimi hanno gli occhi puntati sul nuovo papa, vogliono capirlo e conoscerlo. Anche molti di voi mi chiedono un’opinione e dove andrà adesso la Chiesa. È tutto comprensibile, ma anche rischioso. Anzitutto perché sempre (e anche nella Chiesa!) l’idea dell’uomo (o della donna…) solo al comando è rischiosa e non restituisce mai la realtà di una comunità complessa e plurale. Ciò che più mi infastidisce è il tentativo di schierarlo attraverso categorie che sono parziali e molto inadeguate, soprattutto per comprendere la Chiesa. Basta una sola parola o un inciso di un discorso perché lo si ‘intruppi’ tra i progressisti o, viceversa, tra i conservatori. Citando una parola o l’altra, lo si tira a destra o a sinistra. Mi piace di più l’idea che, come nell’incontro con ogni persona, ci possiamo lasciare sorprendere da ciò che di nuovo susciterà questa persona, investita di così grande responsabilità.
Ecco che, allora, la goccia la prendo oggi proprio da papa Leone, rubandola da un suo discorso fatto ieri, che non si è filato nessuno; eppure, a mio parere, molto interessante. Ve lo suggerisco perché affronta temi – “lo studio”, “la dottrina” – che toccano anche la vostra vita universitaria. Il contesto è un convegno sulla ‘Dottrina sociale della Chiesa’ e ad un certo punto dice così: “C’è poco dialogo attorno a noi, e prevalgono le parole gridate, non di rado le fake news e le tesi irrazionali di pochi prepotenti. Fondamentali dunque sono l’approfondimento e lo studio, e ugualmente l’incontro e l’ascolto dei poveri, portatori di punti di vista scartati, ma indispensabili (…) L’obiettivo è imparare ad affrontare i problemi, che sono sempre diversi, perché ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande. (…) Papa Francesco ha usato il termine “policrisi” per evocare la drammaticità della congiuntura storica che stiamo vivendo, in cui convergono guerre, cambiamenti climatici, crescenti disuguaglianze, migrazioni forzate e contrastate, povertà stigmatizzata, innovazioni tecnologiche dirompenti, precarietà del lavoro e dei diritti”. Per rispondere a tali sfide, dice, occorre “educare al senso critico che va riscoperto, esplicitato e coltivato, contrastando le tentazioni opposte” soprattutto “l’indottrinamento che è immorale, impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà del rispetto della propria coscienza e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi. Al contrario, la dottrina in quanto riflessione seria, serena e rigorosa, intende insegnarci, in primo luogo, a saperci avvicinare alle situazioni e prima ancora alle persone. Inoltre, ci aiuta nella formulazione del giudizio prudenziale. Sono la serietà, il rigore, la serenità ciò che dobbiamo imparare da ogni dottrina”.
Fin troppo lunga come goccia, ma interessante: un pastore Leone che invita le pecore a non diventare pecoroni!
A tutti: buona domenica!
PS: ah, dimenticavo, per la domanda “dove va adesso la Chiesa?” ho una risposta. Va dove è sempre andata e dove sempre dovrà andare: ad annunciare ad ogni persona un amore – quello di Dio – che è per tutti, tutti, tutti.
GOCCIA DELLA DOMENICA /33 💧🌱
Come goccia oggi vi condivido una breve frase, presa dai discorsi di un uomo giusto. Oltre ciò che ho letto e visto di lui, io ricordo sempre quello che mia nonna Andreina (persona semplicissima, non avvezza alla politica, ma attrezzata di grande sensibilità) diceva di lui: “ce n’era uno davvero bravo… e l’hanno ammazzato!”.
Sto parlando di Aldo Moro che una volta – ecco la frase – disse così: «Quando si dice la verità, non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi». È una frase che mi piace, credo possa incoraggiarci tutti ad essere più veri e più coraggiosi. Nelle nostre relazioni come nelle prese di posizione quando necessarie. È una frase che risuona per tante situazioni. Per lui, il politico del “compromesso storico”, significava non scendere mai a compromessi morali con la propria coscienza. Infatti, sempre a proposito di ‘verità’, un’altra volta disse anche così: “datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente”.
Una bella testimonianza di vita, di cui venerdì prossimo ricorrerà il quarantasettesimo anniversario della sua uccisione.
A tutti voi, una buona domenica!
GOCCIA DELLA DOMENICA /32 💧🌱
Buona domenica. Oggi la goccia non possono che prenderla da lui, mettendoci ancora in ascolto di questo ‘fratello papa’ che é stato guida saggia, pastore buono, leader spirituale, ma anche… voce che gridava nel deserto! Un papa che -mi viene da dire provocatoriamente- piace a tutti morto (e zitto). Oggi tutti ad omaggiarlo, lui che invece è stato tanto ignorato, sminuito ed osteggiato.
Eppure ieri quell’abbraccio, soprattutto di popolo, mi dà speranza, perché certe voci non si possono fare tacere. Dice Gesú: se li farete tacere, “grideranno le pietre” (Lc 19,40). E allora tra le mille che sceglierei, alcune sue parole da me ascoltate, a Panama nel 2019. Parla dell’unica cosa che dà senso alla vita: l’amore.
”Un amore che unisce è un amore che non si impone e non schiaccia, un amore che non emargina e non mette a tacere e non tace, un amore che non umilia e non soggioga. È l’amore del Signore, amore quotidiano, discreto e rispettoso, amore di libertà e per la libertà, amore che guarisce ed eleva. È l’amore del Signore, che sa più di risalite che di cadute, di riconciliazione che di proibizione, di dare nuova opportunità che di condannare, di futuro che di passato. È l’amore silenzioso della mano tesa nel servizio e nel donarsi: è l’amore che non si vanta, che non si pavoneggia, l’amore umile, che si dà agli altri sempre con la mano tesa. Questo è l’amore che ci unisce oggi.”
GOCCIA DELLA DOMENICA /31 💧🌱
Buona domenica a tutti! Anche oggi – permettete questa ‘deformazione professionale’ – prendo lo spunto dal vangelo che si legge nelle Chiese.
È un racconto breve, che risuona particolarmente nell’oggi della nostra vita sociale e personale. La storia di una donna trascinata, giudicata, insultata e (quasi) condannata. Una donna abusata. Su di lei si stava per scaricare un cumulo di pietre. Erano quelle dure della pena della lapidazione, ma non meno dure di quelle di gesti e di parole che ancora zittiscono, feriscono, escludono e uccidono le donne. Quella del vangelo è una donna senza nome, ma in lei rivediamo la storia di tante storie: Giulia, Sabrina, Sara, Ilaria.
Ma la storia di questo vangelo non è solo una storia triste, è anche “buona notizia” (traduzione letterale di “vangelo”). È la storia bella di una donna che si libera e si rialza, di uomini che lasciano le pietre a terra e se ne vanno a testa bassa pieni di vergogna. Avranno di che pensare ed imparare… come forse noi uomini abbiamo ancora necessità di fare. Ed è la storia, soprattutto, di Qualcuno – un Uomo nuovo – che quella donna la guarda negli occhi, ne riconosce la dignità e il valore, che quella donna “la vuole viva” perché non è il possesso di nessuno. Nessuno può soffocare la sua vita, spegnere o ingabbiare la sua libertà.
È la storia di una novità possibile, di un Amore – l’unico vero – che germoglia e accende vita. 🌱
Non ricordate più
le cose passate,
non pensate più
alle cose antiche!
Ecco, io faccio
una cosa nuova:
proprio ora germoglia,
non ve ne accorgete?
GOCCIA DELLA DOMENICA /30 💧🌱
Chi è Dio per te?
”É la malinconia. Ci sono momenti in cui stai bene, ma senti, a volte, un inquietudine… la sensazione che ci sia dell’altro. Forse Dio é quello. Quello che non riusciamo a spiegare…”
Nei giorni scorsi per motivi di studio ho letto un libro molto interessante (“Cerco dunque credo” 2024) che riporta, analizza e interpreta un’importante indagine sui giovani e la fede. Tra le diverse pagine mi ha molto colpito questa risposta di una giovane intervistata. Mi è piaciuta molto, perché forse mi ritrovo e mi chiedevo: chissà se anche molti di voi.
E mi è piaciuto mandarvela come goccia in questa domenica in cui leggiamo nelle chiese una Parola (che diciamo “di Dio”) che ci racconta di un figlio lontano e perso che di Casa ha malinconia. E quella Casa ne ha di lui ed è pronta al suo ritorno a fare festa.
A voi… buona domenica. Buona festa, attesa o celebrata.
GOCCIA DELLA DOMENICA /29 💧🌱
“Sei mai stato in Ucraina?” chiede Zelensky al vicepresidente Vance in quel surreale bisticcio in mondovisione. Una domanda con il tentativo di riportare il colloquio sul piano dell’ascolto e della comprensione. I volontari di Frontiere di pace potrebbero rispondere: sì! Ci sono stati 33 volte in questi tre anni di guerra. Potremo metterci in loro ascolto. Ricordo l’entusiasmo della raccolta viveri organizzata qui in aula studio tre anni fa… oggi sembriamo tutti un po’ più addormentati, rassegnati? a questo “cielo di stelle (di bombe) e di satelliti” dove ormai è tutto un indistinto caos tra “i colpevoli, le vittime, i superstiti…”🎶.
"Perchè piangete? Non piangete.” dice Gesù alle donne sulla via della croce. Un pianto (e “un sorriso dentro”🎶) lungo quanto i secoli e che il pensiero femminista ha ascoltato, studiato e interrogato. Nella società e nella Chiesa. Ne parleremo con l’avvocata femminista ed esperta di pensiero e teologia femminista Grazia Villa.
“È incalcolabile il numero di persone che hanno abbandonato la Chiesa perché dal suo insegnamento si sono avvertite più giudicate che ispirate, più condannate che accompagnate” scrive così il vescovo Francesco Savino (vicepresidente CEI) nella prefazione al libro del prof. Luigi Testa. Lui non ha abbandonato la Chiesa, anzi la arricchisce con la sua profondità di vita e di fede, di poesia e di preghiera. Il suo libro “Via Crucis di un ragazzo gay” merita un bel dialogo con lui! Un amore che deve essere “possibile” e che va ascoltato perché… ti “voglio credere”🎶
Oggi la goccia è un assaggio un po’ misterioso di… 3 domande che ci faremo, 3 canzoni che ascolteremo, 3 dialoghi che ospiteremo qui in Aula studio. Sulla vita, sulla società, sulla storia dei popoli e delle persone, sulla Chiesa e sulla fede. Tutte e tutti invitati!
GOCCIA DELLA DOMENICA /28 💧🌱
Oggi dedico la goccia all’amicizia. Il famoso proverbio ne parla come di un tesoro. Sapete da dove arriva questa espressione? É tratta dalla Bibbia che di questo tesoro dice così: “un’amicizia fedele è rifugio sicuro, chi la trova, trova un tesoro. Non c'è prezzo, né misura per il suo valore. Un’amicizia fedele è balsamo, medicina che dà vita” (Siracide 6,14-16).
Quanto sono vere queste parole e quanto vi auguro di sperimentarle nella vostra vita! Non c’è gioia più grande di condividere questa promessa: “su di me tu puoi contare”. Amicizia come tesoro da cercare e ricercare, da trovare (perché c’è!), di cui gioire e ringraziare.
Per ringraziare di questo dono ho trovato oggi -un po’ per caso- questa preghiera scritta su una piastrella. Vi mando la foto. A chi non fosse solito pregare suggerisco di sostituire alla parola ‘Signore’ la parola ‘Vita’. Credo funzioni e ‘arrivi’ (al cuore) comunque.
Buona domenica, di sole e di amicizia. Entrambe scaldano e illuminano. ☀️
d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /27 💧🌱
Oggi la goccia non vado a cercarla lontana, ma tra le parole che si ascolteranno nella messe e sulle quali devo predicare. Le prime sono di un saggio antico, tale ‘Yehoshua (Gesù) ben Sira’ che nel II secolo A.C. scrive o colleziona tante massime sapienziali raccogliendole in un libro che sta nel ‘primo testamento’ della Bibbia cristiana e porta il nome di “Siracide”. Pochi decenni più tardi sarà un altro Gesù a farle risuonare, simili ma nuove, nella sua predicazione, quest’ultima raccolta invece nei Vangeli. Parole che vi condivido perché, con immagini semplici ed efficaci, ci trasmettono una sapienza antica e sempre nuova.
“Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti. I vasi del ceramista li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo. Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela i pensieri del cuore.” (Sir 27,4-6)
“Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? (…) Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? (…) Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.” (Lc 6,39-45)
Img: il disegno forse non è un granché, ma mi piaceva perché l’ha fatto il nipotino.
Buona domenica!
GOCCIA DELLA DOMENICA /26 💧🌱
Cosa devo fare di/da grande? Bella domanda… che a volte fa sognare, spaventare, tra ansie e desideri, progetti e aspettative. Com’è difficile scegliere! Come si fa? A volte vorrei fare tutto, a volte niente… Il futuro preoccupa e affascina. Lo costruisco io, ma non del tutto…
Gli anni della giovinezza sono, in modo speciale, anni in cui si pensa alla vita come progetto. Un’altra parola bella per dire questo è VOCAZIONE. Ne parla in questi termini uno dei miei autori preferiti in un passaggio – a mio parere bellissimo – del libro ‘Il personalismo’. Mi piace così tanto che oggi ve la giro. La goccia oggi è questa qui:
“Nel raccogliersi per ritrovarsi, nel dispiegarsi per arricchirsi e ancora ritrovarsi, nel raccogliersi di nuovo attraverso la liberazione dal possesso, la vita della persona – sistole e diastole – è la ricerca fino alla morte di una unità presentita, desiderata e mai realizzata. Io sono un essere singolare, ho un nome proprio. Questa unità non è l'entità inanimata della pietra che non nasce, non vive, non invecchia. Non è nemmeno l'identità di un tutto che si possa includere in una formula (…) Dallo sgorgare della libertà, mille imprevisti la rimettono incessantemente in questione. Essa non si presenta né come un dato, alla stessa maniera della mia eredità o delle mie attitudini, né come semplice acquisizione. Essa non è evidente: ma non lo è neppure, al primo sguardo, l'unità di un quadro, di una sinfonia, di una nazione, di una storia. È necessario scoprire in sé, sotto il cumulo delle distrazioni, anche il desiderio di cercare quest’unità vivente; ascoltare a lungo le suggestioni che essa ci sussurra, avvertirla nella fatica e nell’oscurità, senza mai essere certi di possederla. Tutto ciò assomiglia a un richiamo silenzioso, in una lingua che richiederebbe tutta la nostra vita per essere tradotta. È per questo che il termine di vocazione gli conviene meglio di qualunque altro. Ha il suo senso pieno per il cristiano, il quale crede nel richiamo, che tutto lo investe, di una Persona. Ma è sufficiente (…) pensare che ogni persona ha un significato tale da non poter essere sostituita nel posto che essa occupa nell'universo delle persone. Tale è la maestosa grandezza della persona che le conferisce la dignità di un universo; e tuttavia la sua piccolezza, in quanto ogni persona le è equivalente in questa dignità, e le persone sono più numerose delle stelle”. (Emmanuel Mounier)
Nell’immagine: ‘La notte stellata’ di Vincent Van Gogh.
GOCCIA DELLA DOMENICA /25 💧🌱
La goccia di oggi è l’invito ad un incontro. Riascoltavo ieri, sentendola così attuale, quella bella canzone di Marco Mengoni: “e mentre il mentre il mondo cade a pezzi, io compongo nuovi spazi e desideri…” (L’essenziale). Spazi e desideri che ci appartengano, spazi di pace, di dialogo, di amicizia e di amore. Spazi da costruire con gesti e parole buoni.
E pensavo a quante donne e uomini tra le macerie di questo mondo a pezzi si impegnano a comporre questi spazi. A volte al prezzo della vita.
Non so se conoscete la storia di Luca Attanasio. Giovedì sera al cinema Astra ci sarà l’opportunità di farlo. Luca era il nostro ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo. Nativo di Limbiate è stato ucciso in un agguato il 22 febbraio 2021 in quella terra d’Africa dove viveva il suo lavoro come una missione di generosa umanità. Purtroppo su questo agguato, nel quale morirono anche un nostro carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milanbo, non è mai stata fatta piena luce.
Io ho conosciuto la sua storia da alcune letture e video e, soprattutto, avendo incontrato i suoi genitori. Mi colpì una frase di suo padre che, arrabbiato e triste per la scarsa volontà dei governi italiani ad indagare sulla morte del figlio, mi disse: “se non sono quelli come mio figlio i veri patrioti, chi sono?”.
Luca credeva nel dialogo e nell’incontro tra popoli, culture e religioni. Credeva nella giustizia e nella pace. Ci credeva tanto da morire. E in un mondo che “cade a pezzi” per colpa di chi ci crede sempre meno, quella di Luca -vi assicuro- è una storia da conoscere!
GOCCIA DELLA DOMENICA /24 💧🌱
“Oggi niente si ricorda
oggi non c’è ambientazione
il legame lascia il passo
in nome della connessione
tutto veramente falso
tutto falsamente vero
il sapere collettivo
non prevede
il corso del pensiero”
Spesso penso che per capire il nostro tempo sia utile affidarsi non solo a chi lo studia, ma soprattutto a chi lo canta e lo racconta, lo mette in versi ed opere, lo proietta al cinema, lo fotografa, lo dipinge o lo scolpisce… insomma a chi crea arte nelle sue tante e varie forme. Ecco perché oggi la goccia è una canzone.
L’autore è poco conosciuto. Vincenzo Incenzo per molti anni ha scritto canzoni solo per altri, rimanendo nascosto all’ombra di nomi di donne e uomini ben più famosi. Solo dal 2019 ha iniziato a pubblicare album a proprio nome. Ci ha regalato così, a mio avviso, vere perle musicali, tanto nella musica quanto nei testi. Sempre intrecciando la vita, l’amore e le loro domande all’impegno civile, con un’intelligenza acuta e critica su questi anni, questo ‘duemilaniente’ come lo chiama nel titolo di un libro e in un’altra bella canzone (io ve ne suggerirei tante… tra le mie preferite: ‘Il primo giorno dell’estate’; ‘Benvenuta’; ‘La mia canzone per te’; ‘Un’altra Italia’).
Quella che oggi vi propongo di ascoltare (e di vedere se aprirete anche il videoclip) porta un titolo molto interessante: JE SUIS. Due parole ‘eterne’ che, a seguito di un ennesimo episodio del ’tunnel dell’orrore’, divennero anche uno slogan, tanto nobile quanto vuoto. Vuoto come le nostre parole quando ’la lingua dice cose che somigliano al progresso’, ma il cuore invece cova rabbia e odio. Odio che poi ’sparge benzina’ sulle vite dei diversi (cioè di tutti) o che, più banalmente?, ci fa indifferenti, pigramente ’affondati in un divano come la Concordia in riva al mare’. Una vita -la nostra- archiviata in cifre, stressata da un ritmo consumistico prestante che, a volte quasi, ‘si muore di dolore’ a starci dietro. E anche lo ‘stare insieme’ va in crisi perché è senza memoria e pure la democrazia sembra solo un ricatto (dato e ricevuto) ’del consenso popolare’. Ma basta spoiler!
Buon ascolto con…
“…con le nostre debolezze
travestite da certezze
con la nostra eterna fame
di sorrisi e di carezze.”
Forse la speranza riparte sempre e solo da qui… buona domenica di sorrisi e di carezze!
LINK ALLA CANZONE:
Vincenzo Incenzo - Je suis - Official Videoclip (Album Credo - 2018)
GOCCIA DELLA DOMENICA /23 💧🌱
In queste settimane di sessione vi vedo immersi nello studio. Vi vedo leggere, pensare o ripetere, parlando ad alta voce solo con voi stessi. A volte mi strappate un sorriso. Vedo il vostro sguardo basso sui libri e sugli schermi e, a volte, alto verso il cielo: speranza o disperazione? In basilica i lumini accesi aumentano sempre in prossimità degli esami. Qualcuno addirittura mi chiede speciali benedizioni e crede (più di me) e giura che funzionano. Stratagemmi per affrontare esami che ancora regalano notti ‘di lacrime e preghiere’.
Forse non siete proprio ‘soffocati’ dai libri (come suggerisce questa foto), ma quantomeno ‘travolti’ da letture e concetti, articoli e commi, formule e linguaggi… cp o cpp, JML o altre cose strane del pezzo di ‘scibile’ umano che state indagando con i vostri diversi percorsi di studio.
Lo STUDIO… che dire?
Mio padre negli anni dell’uni a Pavia mi regalò un quadretto con una scritta tra il minaccioso e il promettente: “Le radici dello studio sono amare, ma dolci ne sono i frutti” (Aristotele?). Qualcuno invece ripensando a quegli anni (forse pentendosene?) definì rovinoso quello studio “matto e disperatissimo”.
Io non saprei che dirvi, se non che, mentre vi guardo … e penso… e a volte sorrido o, se mi chiedete, vi benedico… vi faccio un in bocca al lupo per gli esami, ma soprattutto vi auguro tante notti a piangere e pregare anche per tutto ciò che non è ‘solo esami’, ma spirito, vita, personalità, coscienza… storia. La Storia, che fate voi! Ognuno il suo pezzo. Anche -ma non solo- coi vostri studi.
E allora, per non rubarvi altro tempo, smetto questo lungo e noioso scritto e lascio la parola ad un intelligente venticinquenne che ha fatto, con coraggio, della Storia il suo pezzo. Di resistenza e libertà. Le parole più intelligenti di questa goccia sono sue:
"Bisogna disabituarsi e smettere di concepire la cultura come sapere enciclopedico, in cui l’uomo non è visto se non sotto forma di recipiente da empire e stivare di dati empirici; di fatti bruti e sconnessi che egli poi dovrà casellare nel suo cervello come nelle colonne di un dizionario per poter poi in ogni occasione rispondere ai vari stimoli del mondo esterno. Questa forma di cultura è veramente dannosa specialmente per il proletariato. Serve solo a creare degli spostati, della gente che crede di essere superiore al resto dell’umanità perché ha ammassato nella memoria una certa quantità di dati e di date, che snocciola ad ogni occasione per farne quasi una barriera fra sé e gli altri (…). La cultura è una cosa ben diversa. È organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri. Ma tutto ciò non può avvenire per evoluzione spontanea, per azioni e reazioni indipendenti dalla propria volontà, come avviene nella natura vegetale e animale (…), per legge fatale delle cose. L’uomo è soprattutto spirito, cioè creazione storica, e non natura." (Antonio Gramsci, “Socialismo e cultura”, articolo apparso su ‘Il Grido del popolo’ il 29 gennaio 1916)
GOCCIA DELLA DOMENICA /22 💧🌱
L’appuntamento con queste gocce domenicali riprende con una voce femminile, quella di Simone Weil (da non confondere con Simone Veil, politica francese prima donna presidente del Parlamento europeo dal 79 all’82). Weil (1909-1943), filosofa. mistica e scrittrice francese, é stata una donna straordinaria. È stata ‘tante cose’ e questo ne fa forse la sua ricchezza di biografia e di pensiero: atea, poi credente, ha attraversato la malattia… insomma una vita straordinaria, anche e soprattutto proprio nel suo travaglio interiore. Ma basta, altrimenti la goccia diventa un lago.
Ecco la breve sua frase che oggi vi voglio condividere. Dice così: “non desiderare la sparizione delle tue miserie, bensì l’amore che le trasfigura” (cit. da ‘L’ombra e la Grazia’).
Oggi questo pensiero ve lo mando da qui, dove l’altro ieri ho fotografato questo bel tramonto. Tra laghi e montagna (riconoscete dove potrebbe essere?), dove mi trovo tre giorni con alcuni giovani con i quali abbiamo condiviso un’altra bella frase, eccola. E con questa vi auguro buona domenica.
Non c’è come essere amati per dare il meglio di sé
👋 d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /21 💧🌱
La goccia di oggi parte da un episodio personale. Lo racconto per nessun altro motivo che non sia una condivisione.
Questa mattina prima di iniziare i vari impegni sono sceso sul piazzale fuori dall’aula studio e davanti alla basilica. Con scopa e paletta, aiutato dal mio nipotino undicenne, ho pulito un po’. Da qualche giorno non lo facevo e purtroppo oggi era assolutamente necessario farlo. Non è stata una conta appassionante, né divertente, per cui è anche un po’ approssimativa… ma abbiamo raccolto almeno -dico almeno- 120 mozziconi da terra o dal gradito/seduta della basilica. Qualcuno -lì c’è del genio!- anche infilato nei buchi della facciata.
Penso non ci sia nulla da dire, perché a qualsiasi persona dotata di ragione è sufficiente dire il fatto per trarne un pensiero sensato. Da molto tempo ho ormai fatto installare fuori dall’aula studio un porta-mozziconi e davanti alla chiesa e all’uscita dell’università ben due cestini della pattumiera, entrambi dotati di ‘spegni-mozziconi’. Che dire? Niente. Oltre ai mozziconi il piazzale era pieno di coriandoli sparati all’uscita dall’università per le lauree di questi giorni, ma qui il discorso si fa più impegnativo e per oggi mi limito ai mozziconi, segno di inciviltà più “ordinario”.
Io voglio credere che nessuno di voi che venite in aula studio contribuisca a questa inciviltà, per cui vi scrivo solo per avervi come collaboratori per cercare di aprire un po’ la mente a chi invece la usa così poco. Ognuno ha i proprio obiettivi nella vita. Tra i tanti io mi sono dato anche questo. Nella storia ci sono state, purtroppo dico io, tante cattive crociate. Questa mi sembra invece molto buona, una per cui valga la pena impegnarsi e arruolarsi. Chi ci sta? Ci proviamo?
“Cosa resterà di questo mondo se ogni gesto è sordo?”
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*Immagine generata dall’intelligenza artificiale, così istruita: “disegno satirico di una persona che, a volte, invece del cervello ha un mozzicone di sigaretta”
GOCCIA DELLA DOMENICA /20 💧🌱
Non solo perché si avvicina il Natale, ma anche per incuriosirvi e invitarvi all'incontro di stasera, questa goccia oggi la dedico a 'lui'.
Ne hanno scritto poeti e cantautori, fatto ritratti artisti e registi, indagato storici, psicologi, teologi... Cosi ingombrante che i 38 metri di Rio sono niente in confronto. Impossibile prescinderne, anche solo per scrivere una data.
Ma chi è, davvero, 'lui'?
In un bel libretto ("L'uomo che cammina") un poeta francese ne parla come un uomo che si muove senza sosta. Che insegna, tra le tante cose per esempio - ma forse questa è l'essenziale -, che ciò che si condivide si moltiplica.
Un uomo che nasce ai margini di un popolo che attende e che cresce in una famiglia in cui si lavora il legno. Lui, invece, lavora i cuori. Dicono, a volte, più duri del legno.
In più di un'occasione alla madre risponde, pare, in malomodo. Di lei non parla mai, forse davvero è ovunque in lui. Ed è la madre, con pochi altri e altre, che lo vede morire. Nulla di peggio può capitare a una madre.
Ma lui, l'uomo che cammina, è quel folle che pensa si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte. E, infatti, quelli che hanno scritto di 'lui' sostengono che, morto, si è rialzato dalla morte.
Una parola folle, inaccettabile . Eppure, cosa valgono in confronto tutte le altre parole pronunciate dalla notte dei secoli?
Forse, davvero, non abbiamo mai avuto altra scelta tra una parola folle e un parola vana.
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Nell'immagine: operaio sulla grande statua del 'Cristo Redentore' di Rio de Janeiro durante un restauro nel gennaio 2014).
GOCCIA DELLA DOMENICA /19 💧🌱
Buona domenica a tutti! La goccia che vi condivido oggi l’ho raccolta ieri sera da un bellissimo spettacolo. Mentre lo guardavo, insieme a molti giovani, mi hanno subito colpito queste parole che profumano di gioco, leggerezza e libertà. Sono tratte da un dialogo in un momento di forte affetto, quando lei a lui dice così:
E a un certo punto, finalmente, ci fermeremo, ci riposeremo…
ci prenderemo un po’ di tempo per noi e ce lo godremo, tutto… senza fare nulla e andrà bene così.
Ci lasceremo andare e ci permetteremo di dormire, di sognare… perché non c’è nulla di più importante.
Perché vivere, forse, è anche abbandonarsi ai propri sogni, inseguirli e ogni tanto smettere di pensare e di farsi domande.
Perché vivere è semplice ‘andare’, perché ce lo dice l’istinto, ce lo dice il cuore, perché semplicemente ce lo sentiamo.
Perché vivere è giocare, leggeri, soltanto per il piacere di farlo…
…e allora, forse, non dovremmo MAI smettere di giocare e di sognare.
E se qualcuno, invece, verrà a dirci che non vale la pena di sognare perché alla fine tutti diventeremo polvere… NON È VERO! Bugiardi! Imbroglioni!
C’è polvere e polvere…
...e noi, se vogliamo, polvere sì, ma POLVERE INNAMORATA.
(“Polvere innamorata” testo citato nello spettacolo “Volammo davvero” della compagnia ‘Il carrozzone degli artisti’).
GOCCIA DELLA DOMENICA /18 💧🌱
Questa settimana ho avuto la fortuna di trascorrere quattro giorni un po’ distesi in un luogo molto bello, immerso nella natura. In “montagna” sulla serra di Ivrea, a Magnano (BI), presso un monastero a me caro. Molte ore le ho passate seduto ad ascoltare alcune conferenze. L’orecchio era attento a chi parlava, l’occhio invece catturato da una grande finestra alle sue spalle, dalla quale si poteva contemplare uno splendido quadro. Era un’opera diversa ogni giorno e ogni ora, dall’alba del mattino al tramonto della sera. Alcuni alberi in primo piano dominavano la scena. Il vento forte di mercoledì li ha spogliati delle loro ultime foglie e così, in poche ore, si sono ritrovati completamente nudi. Volavano via tutte, veloci, tanto fragili. Qualcuna resisteva qualche istante di più, in attesa che il vento le vincesse. A lui tutte si sono arrese. Solo poche ore dopo, giovedì, un manto di neve ricopriva quegli alberi appesantendone i rami. Di questi paesaggi ho catturato alcune immagini, scattando poche fotografie. Le riflessioni delle conferenze toccavano tanti temi: il tempo che scorre e cambia le cose, il soffio del vento che spazza e rinnova, l’inverno che spaventa e inganna perché sembra morte e invece custodisce –silenziosa– la vita e così la riannuncia sempre nuova, il nostro essere fragili… Ecco, il nostro essere fragili! Le cose umane sono così: fragili e caduche. ‘Fragili’ perché possono finire in qualsiasi momento, ‘caduche’ perché devono, prima o poi, finire. Ciò non ne diminuisce il valore, non ne compromette la preziosità. Fragili e caduche. Come quelle foglie. Leggeva intanto, chi parlava, Cicerone: “Poiché le cose umane sono fragili e caduche dobbiamo sempre cercare qualcuno da amare e da cui essere amati. Tolti infatti l’affetto e la benevolenza ogni gioia è sottratta alla vita” (De amicitia).
Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo…
GOCCIA DELLA DOMENICA /17 💧🌱
Oggi tante ragioni – le letture della messa di questa domenica, alcune situazioni… – mi suggeriscono di prendere la “goccia” da una bella canzone, l’ultimo singolo di Ghali. “Niente panico” canta lui. Fosse facile come dirlo… Quante volte la paura ci prende e blocca tutto! A volte, è vero, senza troppe ragioni, ma spesso la paura ha le sue e non sono poche. Il timore che qualcuno ti abbandoni perchè “si offende”, “certe storie” che a volte, è vero, “te le inventi”, ma sembrano così maledettamente possibili… e poi gli esami, le relazioni così belle ma anche complicate, i ragni, gli insetti dalla forma strana, i serpenti, il buio. Sì, qualcuno ne ha paura anche da grande. La paura di farsi male e anche quella di morire, che non ce la diciamo mai, ma c’è. Panico… Tutto si ferma, allora devi ricominciare “un passo alla volta” per non fare “confusione”. E poi questo mondo, dove “tutti hanno le armi contro (e qualcuno ne vorrebbe anche di più…), che certo non ci aiuta a diminuirle queste paure.
Che bello quando invece ha la meglio la FIDUCIA e a vincere non è più il panico che assale, né la paura che lenta tutto avvolge. La fiducia, antidoto alla paura. Anche una bella canzone può aiutare a non farla spegnere e allora eccola qua:
Panico
Non farti prendere dal panico
Pure quando tutto cade giù
Chiudi gli occhi e tienimi la mano
Sorridi e respira piano
Miracoli
Come Dio che risponde al coraggio
rimuovendo gli ostacoli
È la legge dell'amore
ed è l'amore che fa muovere gli atomi
Dai, che la vita ti riserva dei regali
che tu neanche ti immagini
GOCCIA DELLA DOMENICA /16 💧🌱
Oggi condivido una citazione da uno dei miei libri preferiti. Scritto da Emmanuel Mounier (Grenoble 1905 - Parigi 1950), 'Il personalismo' raccoglie il frutto più maturo delle sue riflessione. Un libro che è una sorta di 'manifesto', quasi un progetto di vita, anche sociale e politico per una società che metta al suo centro la persona, con i suoi diritti, i suoi doveri e le sue appartenenze sociali.
Questa breve citazione è tratta dal capitolo 'La comunicazione': "il primo movimento che riveli un essere umano nella prima infanzia è un movimento verso gli altri, uscendo dalla vita vegetativa, scopre se stesso negli altri, si conosce nello sguardo altrui. (...) Guardando la persona in questa prospettiva capiamo che le altre persone non la limitano, anzi le permettono di essere e di svilupparsi. Essa non esiste se non in quanto diretta verso gli altri, non si conosce che attraverso gli altri, si ritrova soltanto negli altri. La prima esperienza della persona è l’esperienza della seconda persona. Il TU, e in lui il NOI, precede l’IO, o per lo meno, lo accompagna. Bisogna partire da questo fatto primitivo." (E. Mounier, Il personalismo, editrice AVE, 2004, pp.59-60).
Buona domenica! d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /15 💧🌱
Oggi la piccola goccia la raccolgo da una lettura fatta in questi giorni e che stimola a riflettere sulla "CURA" come linguaggio proprio della vita e, in particolare, dell'essere umano.
"Gli esseri umani conoscono da sempre i gesti della cura. Non avendo una pelliccia per coprirsi dal freddo, non avendo ali per sollevarsi in alto in caso di pericolo, non avendo denti adatti a consumare la maggior parte del cibo così come si trova in natura, l'uomo e la donna hanno bisogno, per sopravvivere, di prendersi cura di sé stessi e degli altri" (Linda Pocher in D. HORAK – V. ROTONDI – L. POCHER, Il potere e la vita, Paoline, Milano 2024)
Buona domenica! d Michele
Nell'immagine: 'Mani' di Lucia Pigliapochi. (Atelier Pigliapochi https://www.instagram.com/luciapigliapochi?igsh=ZnZkYnVjdW1mbTF3
GOCCIA DELLA DOMENICA /14 💧🌱
Oggi il pensierino lo prendo rubando alcune domande che papa Francesco ha rivolto agli studenti e alle studentesse dell'Università di Lovanio in Belgio un mesetto fa. Un discorso anche discutibile in alcune parti e che infatti ha creati molto dibattito (così se avete curiosità andate a leggerlo...). Ma ecco la parte che mi pare bella e che volentieri vi condivido:
"Come studiare? perché studiare? e per chi studiare?
Come studiare? C’è non solo un metodo, come in ogni scienza, ma anche uno stile. Ogni persona può coltivare il proprio. In effetti, lo studio è sempre una via alla conoscenza di sé e degli altri. Ma c’è anche uno stile comune, che si può condividere nella comunità universitaria. Si studia insieme: grazie a chi ha studiato prima di me – docenti, compagni più avanti –, con chi studia al mio fianco, in aula. La cultura come cura di sé comporta una cura vicendevole. (...) il dialogo fa crescere la comunità universitaria.
Perché studiare? C’è un motivo che ci spinge e un obiettivo che ci attrae. Bisogna che siano buoni, perché da loro dipende il senso dello studio, dipende la direzione della nostra vita. A volte studio per trovare quel tipo di lavoro, ma finisco per vivere in funzione di quello. Diventiamo noi la “merce”, vivere in funzione del lavoro. Non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere (...).
Per chi studiare? Per sé stessi? Per rendere conto ad altri? Studiamo per essere capaci di educare e servire altri, anzitutto col servizio della competenza e dell’autorevolezza. Prima di chiederci se studiare serve a qualcosa, preoccupiamoci di servire qualcuno. Una bella domanda che uno studente universitario può fare: a chi servo io, a me stesso? Oppure ho il cuore aperto per un altro servizio? Allora il titolo universitario attesta una capacità per il bene comune.
Buon studio! d Michele
GOCCIA DELLA DOMENICA /13 💧🌱
In scia al pensiero di settimana scorsa, ve ne condivido oggi uno simile. Martedì scorso a Rebbio ad un incontro molto partecipato, Guy (attivista israeliano per la pace) ha ben individuato la radice di molta violenza nel 'suprematismo'. Sempre le discriminazioni, le persecuzioni, il terrorismo e le guerre nascono da una delirante idea di superiorità: la mia nazione prima delle altre, la mia etnia prima delle altre, il mio orientamento sessuale, la mia cultura, la mia religione… prima e sopra gli altri. Prima noi. Prima io. Quando, così dicendo e facendo, si nega la comune dignità di ogni persona, sempre si riapre la voragine della barbarie. A volte questa china inizia solo con le parole, ma come scriveva con saggezza il cardinal Martini, spesso, “i fiumi di sangue sono preceduti da fiumi di fango”.
Ma ecco il pensiero, che oggi prendo da una donna straordinaria del '900 che, anche a riguardo dell’amore di patria, diceva così: “Sogniamo una futura realtà, che potrebbe essere espressa dalla parola: mondo unito, genera la pace! (…) Come si potrebbe pensare la pace e l'unità del mondo senza la visione di tutta l'umanità come una sola famiglia? (…) È "l'arte di amare" che troviamo nel Vangelo. Essa vuole che si ami tutti, tutti, tutti. (…) Gandhi diceva: "Tu ed io non siamo che una sola cosa. Non posso farti del male senza ferirmi." (…) La pace ha nomi nuovi e richiede in primo luogo uno sforzo: superare la categoria del nemico, di qualsiasi nemico. Escludere la guerra non basta, vanno create le condizioni perché ogni popolo senta di poter amare la patria altrui come la propria, in un reciproco e disinteressato scambio di doni. Possiamo e dobbiamo farlo!” (Chiara Lubich, discorso all’ONU, 28 maggio 1997).
La foto oggi è quella delle bandiere che sventolano insieme fuori dal palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra. Liliana Segre commentando questa stessa immagine (anche se lei parlava delle bandiere fuori dall’europarlamento) diceva così: "Non posso nascondere l’emozione profonda nel vedere le bandiere colorate di tanti Stati affratellati in questo Parlamento dove si parla, si discute e ci si guarda negli occhi. Il Parlamento europeo e la mia non estinzione mi paiono lo stesso miracolo” (27 gennaio 2020)
GOCCIA DELLA DOMENICA /12 💧🌱
Buona domenica! Oggi la goccia fa riferimento alla triste attualità della guerra con un pensiero e un invito.
Il pensiero è di papa Francesco che nella lettera enciclica del 2020 “Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale” (chi fosse interessato ad averla me lo dica che posso regalargliela) scrive così: «L’inganno è nel cuore di chi trama il male, la gioia invece è di chi promuove la pace» (Pr 12,20). Tuttavia, c’è chi cerca soluzioni nella guerra (…) si opta per la guerra avanzando ogni tipo di scuse apparentemente umanitarie, difensive o preventive, ricorrendo anche alla manipolazione dell’informazione. Di fatto, negli ultimi decenni tutte le guerre hanno preteso di avere una “giustificazione”. (…) Tuttavia, si cade facilmente in una interpretazione troppo larga di questo possibile diritto. (…) ma non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. (…) Ogni guerra, infatti, lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. Domandiamo alle vittime. Prestiamo attenzione ai profughi (…) alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia. Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace” (FT nn. 256, 258 e 261).
L’invito è quello a partecipare a questo incontro a Rebbio di cui vi mando la locandina.
GOCCIA DELLA DOMENICA /11 💧🌱
Oggi vorrei condividere qualche pensiero sulla leggerezza. Di questa parlavo, qualche sera fa, ad una tavolata in amicizia e, quasi per caso, ho poi ritrovato un articolo sul tema in una rivista per giovani semplice e bella (rivista "Se vuoi", sono sempre disponibili in omaggio alcune copie in aula studio, prendetele!).
Leggerezza non è banalità. Questa è da fuggire, perchè può diventare –ce lo ha insegnato bene Hannah Arendt– radice di un male terribile, pericoloso e contagioso. Banalità ovvero “quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee, che possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi” (Hanna Arendt, La banalità del male). Banalità è dimenticare che "siam destinati a cose grandi", come cantano bene i 🐧🐧 in quella bella canzone che, facendo eco ad Hannah Arendt, ci ricorda che dalle cose piccole e semplici diamo significato alla nostra vita. Leggerezza non è banalità.
Leggerezza non è neppure quella stupidità di cui “il potere del male ha bisogno per avere successo”. Lo sapeva bene chi lo ha scritto, Dietrich Bonhoeffer. Lui che di quella stupidità e di quel male fu, resistente e consapevole, vittima. Ucciso nel campo di concentramento di Flossenburg il 9 aprile '45. Ancora lui: “Essendo così diventato uno strumento senza cervello, lo stupido sarà anche capace di qualsiasi male e allo stesso tempo incapace di vedere che lui stesso è diventato malvagio” (Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Resa, Scritti dal carcere). Leggerezza non è stupidità.
Leggerezza non è neanche superficialità. Raccomandava bene Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Quei macigni che, però, non mancano mai e allora l'unico modo per alleggerirne il peso è portarli insieme... "portate gli uni i pesi degli altri, così avrete adempiuto..." (Galati 6,2).
Non è banalità, non è stupidità, non è superficialità. Ma cos'è allora? “Planare sulle cose dall’alto...” mi sembra una bella immagine per descrivere la leggerezza. È non portare fardelli da soli, è fare festa, farsi incontro agli altri con cuore libero e felice. È questa bellissima poesia di un grande poeta del ‘900 e che oggi vi regalo, augurandovi di realizzarla:
AMA,
saluta la gente,
dona, perdona
Ama ancora e saluta
Dai la mano, aiuta
Comprendi, dimentica
e ricorda solo il bene
E del bene degli altri
godi e fai godere.
Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco,
se necessario, dividi
E vai, vai leggero,
dietro il vento e il sole
e canta.
Vai, di paese in paese
e saluta, saluta tutti
il nero, l’olivastro
e perfino il bianco
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi
si contendano
d’averti generato.
David Maria Turoldo
___
Foto: agosto 2004, Fremantle (Australia). 'Gabbiani' fotografati, per sbaglio o per fortuna, mentre planavano sull'acqua, in una leggera estate post diploma vent'anni fa...
GOCCIA DELLA DOMENICA /11 💧🌱
Oggi vorrei condividere qualche pensiero sulla leggerezza. Di questa parlavo, qualche sera fa, ad una tavolata in amicizia e, quasi per caso, ho poi ritrovato un articolo sul tema in una rivista per giovani semplice e bella (rivista "Se vuoi", sono sempre disponibili in omaggio alcune copie in aula studio, prendetele!).
Leggerezza non è banalità. Questa è da fuggire, perchè può diventare –ce lo ha insegnato bene Hannah Arendt– radice di un male terribile, pericoloso e contagioso. Banalità ovvero “quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee, che possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi” (Hanna Arendt, La banalità del male). Banalità è dimenticare che "siam destinati a cose grandi", come cantano bene i 🐧🐧 in quella bella canzone che, facendo eco ad Hannah Arendt, ci ricorda che dalle cose piccole e semplici diamo significato alla nostra vita. Leggerezza non è banalità.
Leggerezza non è neppure quella stupidità di cui “il potere del male ha bisogno per avere successo”. Lo sapeva bene chi lo ha scritto, Dietrich Bonhoeffer. Lui che di quella stupidità e di quel male fu, resistente e consapevole, vittima. Ucciso nel campo di concentramento di Flossenburg il 9 aprile '45. Ancora lui: “Essendo così diventato uno strumento senza cervello, lo stupido sarà anche capace di qualsiasi male e allo stesso tempo incapace di vedere che lui stesso è diventato malvagio” (Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Resa, Scritti dal carcere). Leggerezza non è stupidità.
Leggerezza non è neanche superficialità. Raccomandava bene Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Quei macigni che, però, non mancano mai e allora l'unico modo per alleggerirne il peso è portarli insieme... "portate gli uni i pesi degli altri, così avrete adempiuto..." (Galati 6,2).
Non è banalità, non è stupidità, non è superficialità. Ma cos'è allora? “Planare sulle cose dall’alto...” mi sembra una bella immagine per descrivere la leggerezza. È non portare fardelli da soli, è fare festa, farsi incontro agli altri con cuore libero e felice. È questa bellissima poesia di un grande poeta del ‘900 e che oggi vi regalo, augurandovi di realizzarla:
AMA,
saluta la gente,
dona, perdona
Ama ancora e saluta
Dai la mano, aiuta
Comprendi, dimentica
e ricorda solo il bene
E del bene degli altri
godi e fai godere.
Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco,
se necessario, dividi
E vai, vai leggero,
dietro il vento e il sole
e canta.
Vai, di paese in paese
e saluta, saluta tutti
il nero, l’olivastro
e perfino il bianco
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi
si contendano
d’averti generato.
David Maria Turoldo
___
Foto: agosto 2004, Fremantle (Australia). 'Gabbiani' fotografati, per sbaglio o per fortuna, mentre planavano sull'acqua, in una leggera estate post diploma vent'anni fa...