Nata a Breslavia (attuale Polonia) il 12 ottobre del 1891 da famiglia ebrea, abbandonò la religione e all’età di 14 anni divenne convintamente atea.
In un tempo nel quale non era affatto facile per una donna, riuscì a bruciare le tappe in una brillante carriera come filosofa. Ricercatrice con Edmund Husserl, esercita per alcuni anni come professoressa in diverse università. Nel suo itinerario di ricerca incontra il cristianesimo al quale si converte nel 1922, facendosi battezzare all’età di 31 anni.
Nel 1933 in quanto ebrea è sospesa dall’insegnamento a causa delle leggi razziali. Anche dentro questa esperienza di dolore matura la sua ricerca spirituale fino alla scelta di entrare in monastero come carmelitana a Colonia in Germania.
Registrata come “non ariana” nei registri della polizia hitleriana, nel 1938 le consorelle monache decidono per precauzione di trasferirla in Olanda, a Echt, in un altro monastero apparentemente più sicuro. La scelta, pur ragionevole, si rivelò però infausta. In Olanda, infatti, a seguito di una pubblica dichiarazione dei vescovi cattolici olandesi contro il nazismo, la persecuzione si fece ancora più feroce, non risparmiando neppure gli ebrei convertiti al cristianesimo (limite che fino a quel momento e altrove non era stato superato).
Il pomeriggio del 2 agosto 1942 la Gestapo bussa alla porta del monastero e preleva due monache: Edith e la sorella Rosa. Le ultime parole che le consorelle monache udirono da Edith erano rivolte alla sorella: “Vieni, andiamo a morire per il nostro popolo". Dopo solo una settimana, il 9 agosto 1942, Edith e Rosa morivano in una camera a gas nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. La Chiesa Cattolica la venera come santa e patrona d’Europa.
L'Aula studio della Pastorale Universitaria diocesana è dedicata a lei.